Essere Previdenti - CdT | Ottobre 2024
La rubrica pubblicata dal Corriere del Ticino e dedicata al tema della previdenza professionale, a cura di Fabrizio Ammirati.
Sempre più capitale
La proposta del Consiglio federale di aumentare le imposte sui prelievi di capitale dal fondo pensione e dal terzo pilastro al raggiungimento dei requisiti pensionistici ha aperto un nuovo capitolo della saga «rendita pensionistica o capitale».
Il trend si sta muovendo in favore del prelievo di capitale, se è vero che sempre di più si rinuncia alla pensione a vita. Infatti, secondo l'Ufficio federale di statistica, nel 2023 gli assicurati hanno ritirato capitali di vecchiaia per un totale di 14,8 miliardi di franchi, rispetto ai soli 6,3 miliardi del 2015 ed agli 8 miliardi del 2018. I motivi sono molteplici ma tra i fattori che hanno favorito questo fenomeno l’aspetto fiscale gioca sicuramente un ruolo importante.
Il ritiro del capitale è infatti soggetto a un’imposta progressiva alla fonte che viene calcolata separatamente dal reddito e che risulta dall’applicazione dell’aliquota federale, cantonale e comunale di riferimento. La rendita pensionistica è tassata invece attraverso la tradizionale imposta sui redditi. Il confronto tra i due regimi fiscali è favorevole al primo modello. Pertanto se si applica una comparazione puramente fiscale della decisione tra i due regimi pensionistici, il ritiro del capitale risulta da preferirsi.
È vero che la proposta del Consiglio federale si prefigge di eliminare questo potenziale vantaggio, tuttavia rimangono altri motivi che spiegano la tendenza sempre più favorevole al prelievo di capitale. Ritirare il capitale pensionistico può apparire interessante anche in relazione al tasso di conversione. I tassi di conversione onnicomprensivi sono costantemente scesi negli ultimi anni, raggiungendo un livello prossimo al 5%.
Come riporta la Commissione di alta vigilanza della previdenza professionale infatti nel suo rapporto per l’anno 2023, il tasso di conversione regolamentare medio delle casse pensioni per i pensionamenti tra cinque anni è pari a 5,18%. Si tratta del tasso di conversione applicato agli averi di vecchiaia al pensionamento nel caso di preponderanza di contributi sovraobbligatori nella somma degli averi di vecchiaia, ciò che è il caso per la maggioranza dei lavoratori dipendenti in Svizzera. Nel caso di preponderanza di contributi obbligatori prevale ovviamente il valore di legge pari a 6.8%.
Il tasso di conversione onnicomprensivo è stato costantemente rivisto al ribasso dagli istituti di previdenza negli ultimi 15 anni per tenere conto della speranza di vita più lunga e dei tassi di interesse di mercato in franchi svizzeri più contenuti rispetto al passato. Spesso quando un parametro si muove in una particolare direzione, si tende a giudicarlo in termini relativi rispetto al valore originale, ciò che può ovviamente far sembrare il tasso di conversione attuale assai basso e indurre dunque a preferire il capitale. In realtà si dovrebbe considerare che a un tasso di conversione pari a 5,18%, corrisponde una promessa implicita di rendimento sul capitale previdenziale destinato alla rendita pari in media al 2,3% annuo in franchi svizzeri per un periodo pari alla speranza di vita del pensionato. Evidentemente chi ritira il capitale immagina di poter generare attraverso l’investimento del capitale di previdenza un rendimento finanziario medio annuo al netto dei costi superiore a questo valore.
Infine esistono una serie di motivi psicologici e «ambientali» che influenzano la decisione tra capitale e rendita e che evidentemente stanno favorendo la prima soluzione. L’ammontare del capitale di vecchiaia, l’ammontare della rendita pensionistica, lo stato di salute al momento della decisione, la ricchezza complessiva, la situazione famigliare, il Paese di residenza durante il pensionamento, il livello di fiducia nella cassa pensione sono tutti fattori che influiscono sulla decisione finale. Importante ricordare che una volta presa, ovverosia una volta che si è deciso tra capitale o rendita, non si può più tornare indietro. Per questo motivo vale il buon vecchio consiglio di ascoltare quanti più punti di vista per poter poi poter decidere in maniera consapevole e indipendente.